martedì 26 aprile 2011

Bergson

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Bergson pag 165

filosofo francese di fine 1800 che possiamo definire come un filosofo che ha voluto dare una riflessione critica al positivismo. Il positivismo aveva la grande “presunzione” di credere che scienza e progresso fossero le due componenti in grado di salvare l'uomo e progredire,migliorare. Ricordiamo due esponenti del positivismo, Comte che riteneva che la scienza dovesse aiutare a trovare leggi per migliorare la società, mentre Mill era più il filosofo dell'empirismo, della logica, del ragionamento induttivo al fine di stabilire leggi che potessero servire al quotidiano. La critica di Mill a Comte è perchè quest'ultimo era troppo fermo sulle leggi, troppo teorico. Il filosofo empirista infatti affermava che le leggi non possono rimanere teoria, devono servire per la quotidianità.
Bergson reagisce e si oppone al positivismo (esaltazione scienza e progresso, ottimismo nell'uomo) perché la sua riflessione si colloca su un piano diverso. Sosteneva infatti che l'uomo, più che di scienza e progresso, si debba occupare di altro.
Distingue tempo della scienza e della vita. Per il filosofo francese, il tempo della scienza ha caratteristiche diverse perché il tempo della scienza è quantitativo, ovvero può essere misurato;
è reversibile, e lo si constata per esempio quuando si svolge l'esperimento del calcolo dell'umidità, esso può essere ripetuto anche il giorno seguente. Un esperimento quindi lo si può ripetere. Quello che si trova oggi può essere confermato domani ma anche disatteso, in ogni caso è un tempo che si può ripetere. Tempo della scienza riassumendo è quantitativo reversibile, quindi ripetibile, e misurato.
Il tempo della vita è qualitativo, dato che per esempio, se si deve fare un esame che dura un'ora, quell'ora può essere percepita in maniera diversa, quindi dire che il tempo della vita ha valore qualitativo vuol dire che ha un peso diverso a seconda delle situazioni. Il qualitativo richiama il soggettivo, non può essere reversibile (per Vico Nietzsche le cose tornano) ma si ripetono fatti non momenti dato che le condizioni saranno sempre le stesse. Bergson afferma che il tempo della psiche è fatto di momenti irripetibili, perché cambiamo noi, le condizioni, mentre il tempo della scienza si può ripetere. Il tempo della fisica o scienza è lo stesso, è fatto di tanti momenti è fatto di tanti momenti distinti l'uno dall'altro, ha tante fasi, c'è il tempo dell'enunciato, quello per le ipotesi.
Il tempo della scienza è reversibile perché possiamo ricreare le situazioni, mentre nella vita no.
Il tempo della vita invece è fatto di diversi momenti che si sommano tra di loro e che accadono anche in maniera travolgente, nel senso che a volte si vivono diverse situazioni le quali si sommano tra di loro in maniera repentina, fugace, e a chi le vive sembra di perdere il controllo, vivere in un tempo che sembra passare al di fuori della stessa persona e di conseguenza ne si perde anche la sequenza giusta.
Il tempo della scienza è un tempo astratto, esteriore. Il tempo della vita è concreto ed interiore. Il fatto di essere il tempo della scienza astratto ed esteriore fa dire a Bergson che è un tempo bastardo perché spazio e tempo tendono a sovrapporsi, confondersi, diventando quasi una retta. È come se spazio e tempo si confondessero, non si fosse più in grado di distinguerli. Non distinguo ciò che è spazio e ciò che è tempo. Il tempo viene rappresentato dallo spazio e diventa una linea. Tempo più spazio. Gli intervalli sono la successione, il tempo,la linea è lo spazio. La successione prende la forma di una linea continua, perciò spazio e tempo possono essere rappresentati sulla stessa retta e coincidere.

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Per ciò che concerne la durata, il tempo della vita è la durata reale perchè è soggettivo, personale. È possibile definire il tempo della fisica spazializzato e rappresentarlo con una collana di perle, una successione rigida, fissa, tutte uguali e che ritornano. L'immagine di tempo della vita è un gomitolo di filo o una valanga. Il gomitolo si srotola piano piano, prima in maniera estesa poi più breve, che cambia continuamente è conservazione e creazione perché muta ma rimane sempre lo stesso gomitolo. Esistere significa mutare, maturarsi, creare se stessi.

La vita spirituale dell'uomo è autocreazione e libertà perchè è possibile decidere di far sciogliere il gomitolo ad una data velocità ecc.
materia e memoria è l'opera fondamentale di Bergson del 1896, in cui il filosofo afferma che esistono tre modalità per l'uomo di leggere, ovvero interpretare e ricordare, le informazioni. Il livello massimo, o primo livello, consiste nella memoria pura o coscienza che funziona da archivio e le cui informazioni accompagnano sempre, in ogni momento della vita. Essa registra tutto ciò che accade, anche ciò di cui non abbiamo consapevolezza, si identifica con il nostro passato. Di tutta la memoria pura, solo alcune informazioni diventano ricordo-immagine, ovvero ciò che serve a dirigere le nostre azioni. Sono i ricordi che vengono selezionati e servono per orientare i nostri comportamenti. L'ultimo livello, il più basso, è costituito dalle percezioni che sono un filtro di ciò che si vive, dei ricordi utili all'azione. Il titolo dell'opera, materia e memoria, esprime il pensiero di bergson per il qual spirito e materia debbano restare divisi, separati, deve esserci il dualismo. Spirito ed anima fanno riferimento alla memoria, alle percezioni. Corpo e anima non comunicano, come invece riteneva Cartesio attraverso l'ipofisi.

Bergson prova a risolvere il dualismo corpo/anima in altre opere.

slancio vitale: contraddisingue gli esseri, caratterizza tutti è una spinta vitale che spinge l'uomo a vivere. Aiuta a trasformare le cose. La vita della coscienza e quella dell'universo hanno a che fare con il tempo della vita quindi durata reale. La vita è sempre creazione, quindi mutamento, ma nello stesso tempo è conservazione del passato.
Ci sono iniziali affinità tra vita natura e quella dell'uomo ma poi il loro evolversi è diverso. All'inizio è come se avessimo diverse identità, quando si è piccoli si aspira a diventare diverse cose ( es astronauta meccanico) da infanti è come se avessimo davanti a noi la possibilità di più identità, poi nel corso degli anni, ne scegliamo una, un po' come il gomitolo che all'inizio può sbrogliarsi in diversi modi, poi prende direzione preciso. Ciò che diventeremo sarà più della somma di ciò che siamo stati. È necessario tuttavia compiere questa scelta perchè noi possiamo vivere solo questa vita. La vita della natura invece non è costretta a sceglierenatura all'inizio è come se avesse diverse possibilità es i fiori che a seconda dei diversi movimenti degli insetti possono uscire di colori diversi. Quella rosa sarebbe potuta essere di diversi colori. Se viene impollinata in un certo modo diventa blu ecc. anche la natura è come se avesse tante identità, ma nella vita della natura non c'è scelta, il destino della rosa non lo decide lei ma gli insettini). Noi scegliamo, la natura no, per qst ci evolviamo in maniera diversa.
Nella vita non c'è finalismo, si segue un'evoluzione naturale, la vita è imprevedibile e libera. Ne consegue che non ci sono leggi meccaniche. Il meccanicismo (concezione del mondo che evidenzia la natura esclusivamente corporea, quindi meccanica, di tutti gli enti)infatti, afferma Bergson, non può spiegare la formazione di organi complicatissimi ma con una funzione semplice e porta l'esempio dell'occhio. Nella selezione delle informazioni, l'occhio non è meccanismo, filtra egli stesso le cose che possono essere rielaborate. Non è un meccanicismo puro perchè filtra le informazioni e le rielabora. Mentre gli ingranaggi sono interconnessi tra loro ed hanno il fine di fare qualcosa, la natura no. Meccanicismo e finalismo perdono validità di fronte all'idea che la realtà non sia mai data, ma in continuo movimento, che si fa da se stessa.  

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