giovedì 24 marzo 2011

Storia

APPUNTI

21/01

Caratteri del totalitarismo:
Ø  Annullamento della dimensione privata della vita (controllo delle idee, coscienze e sentimenti). Non si accontenta dell’ubbidienza, ricerca l’entusiasmo, vuole il consenso
Ø  Culto della personalità, del capo supremo, idea di potenza che rassicura chi segue le sue disposizioni, terribile con chi si oppone
Ø  Importanza data alla propaganda (radio, cinema) con censura e bloccate le iniziative contrarie al regime, promosse quelle favorevoli come le olimpiadi di Berlino, mediatiche per mostrare la predominanza della razza ariana.
Ø  Mobilitazione delle masse (si affermano in situazioni in cui gli individui sono ridotti a massa: isolati e incapaci di pensiero critico autonomo)
Ø  Terrore particolare perché verso tutti, non solo nemici. Nessuno può sentirsi sicuro perché il capo può prendere decisione improvvise.
Ø  Ogni totalitarismo è aggressivo

01/01

Fascismo

1919 Governo di Nitti democratico, anni caldi quelli del 1918 19 20. Con fermenti rivoluzionari.1919 impresa di Fiume di D’Annunzio. Il governo non reagisce, terroristi quindi capiamo che l’esecutivo era debole. Metalmeccanici per contratti di lavoro con industriali in conflitto con sindacati di allora. Reagiscono con serrata, chiudono le fabbriche. I sindacati incitano operai a occupare le fabbriche. Rivendicazioni erano anche di tipo politico crea biennio – rosso. Allarme rivoluzione. Giolitti decide al governo per un’azione di mediazione, ma clima politico deteriorato. Compare nuovo movimento politico: fasci (lega, unione) di combattimento. In prevalenza sono ex combattenti con Mussolini espulso dal partito socialista. Importante il programma dei fasci. Inizialmente incidenza limitata, però da subito intimidazioni clima di violenza. Questo primo movimento interprete della paura per avanzata delle Sinistre, debolezza dei governi. Regioni italiane, a prevalenza di sinistre. Emilia Romagna e sinistra. Reazione fascisti violenta. Si organizzano a livello para-militare. Sostenitori fascismo ex combattenti, piccoli borghesi colpiti dalla crisi economica, proprietari terrieri. A capo del partito Mussolini e altri gerarchi. All’inizio convoglia chi teme avanzata sinistre, soluzione forte dei momenti di crisi perché avanzavano forti. Partito socialista si scinde. Gramsci  comunista partito popolare cattolico, ala più conservatrice si allea al fascismo partito progressista leghe bianche sindacali.

27/01

Nazismo costituzione di Weimar, tentativi rivoluzionari, Lega Spartaco, Debiti di guerra RIPASSO!
Retroterra culturale storico su cui si afferma il nazismo. Dopo prima guerra mondiale tentativi di distensione. La seconda guerra mondiale è considerata il proseguimento della prima. Ristabiliti il rispetto delle frontiere della pace di Versailles mentre disatteso quasi subito il principio molto bello di risolvere le vertenze aperte non si deve ricorrere alla forza. Nel 1925 la guerra scoppia 10 anni dopo. Germania – Cecoslovacchia e Polonia i confini più controversi. Germania in ginocchio e con la crisi del 1929 gli USA hanno anticipato capitali e sei milioni di disoccupati in Germania. Conseguenza     nelle forze politiche quindi meno persone che votano e più consensi a partiti che attribuiscono la colpa a qualcuno Demagogia trovava capro espiatorio esempio ebrei. Le persone vogliono sapere di chi è la colpa. Più la gente non ragiona più vuole sapere di chi è la colpa. Partiti estremisti hanno più consensi. Nazionalsocialismo Hitler prima del 1930 non raccoglie più del 30% di voti dopo la crisi attira sempre di più perché cerca di dare spiegazioni elementari alla crisi ed attira ceti medi latifondisti. Struttura militare gerarchica del nazismo. Azione delle SA, reparti assalto ed SS sono squadre di protezione. Violenza intimidatoria nei confronti degli avversari politici 1925 eletto presidente della Repubblica Hindenburg ex generale reazionario estrema destra (nazismo e fascismo di destra)
1932 Hindenburg ricandidato contro Hitler. Hitler ottiene consensi consistenti, 230 seggi.
1933 44% dei voti 288 seggi Hitler primo cancelliere. Ascesa di Hitler fulminea, si instaura subito la dittatura, militarismo. Non fa prima la bella faccia. Propaganda. Hitler non ha avuto molte opposizioni. Sede parlamento incendiata nel 1933 e Hitler parla di complotto comunista e viene accuso. Aboliti i diritti costituzionali, si parla della Lega di Spartaco. Hitler pieni poteri da un parlamento che c’è ma solo formalmente. I partiti si sciolgono spontaneamente. Elezioni con lista unica. Per primi deportati i politici avversari. Lotte SA contro SS. SA perché accusate di essere troppo autoritarie, pensavano a trasformazioni sociali, non sembravano in linea con il partito.  Nasce GESTAPO (Guoering) e SS si incontrano. Muore Hindenburg nel 1934.  Hitler proclamato Fuhrer (= Duce). Hitler fa ratificare il fatto che è cancelliere. Con un plebiscito (vuoi tu come capo Hitler? Chiesto al popolo). Ruolo della Chiesa, cattolici e protestanti. Concordato. Denuncia da parte del Papa Pio XI Enciclica, invocazione di proteste con intensa preoccupazione. Proteste nell’ambito cattolico, viene contestato nella Chiesa c’erano sostenitori di Hitler. Pio XII linea più cauta, accusato di essere quiescente. Propaganda: radio, cinema (documentari) nasce Ministro della propaganda.
1935 Leggi di Norimberga ebrei tedeschi privati di diritti, matrimoni misti, no attività libera
1938 notte dei cristalli distrutti negozi ebrei. Ghetti ovunque, Praga, Polonia
1939 “soluzione finale” da quel momento deportazione, divieto di espatrio, estesa a tutti gli ebrei (eccetto  quelli che sono fuggiti) poi omosessuali, rom, avversari politici, asociali (non integrati nella società).

03/02

Motivi affermazione del Fascismo.
Gramsci Togliatti -> Nascita partito comunista italiano.
1921 elezioni presentate le   nazionali in cui si uniscono liberali e conservatori. I fascisti ottengono l’elezione di 30 deputati. I governi italiani troppo deboli, non si oppongono. 1921 orlo guerra civile. Ottobre 1922 marcia su Roma volontari paramilitari e ingresso in Roma. C’era Vittorio Emanuele III non firma stato d’assedio perché c’era collaborazione, convivenza. È un’intimidazione, ci si avvia alla dittatura del fascismo. Il re incarica Mussolini di formare il nuovo governo di coalizione quindi unione di forze. Discorso del Bivacco dove presenta nuovo governo. Ottiene ampia fiducia dal governo e si ricavano caratteristiche del fascismo: antiparlamentare, no altri partiti, nessuno può pensarla diversamente, antiegualitarismo, nazionalismo. Solo i migliori hanno diritti, antidemocrazia con decreti legge che dichiaravano che il Parlamento non ha più molto peso. Prefetti importanti presenti in ogni grande provincia per controllo situazione; dipendenti dal governo centrale, limitata libertà di stampa.
1923 Milizia volontaria per sicurezza nazionale, squadre fasciste che diventano statali e legali. Dal 1922 era nato Gran Consiglio del fascismo, del governo, sostituisce Parlamento. Nuova legge elettorale Acerbo stabilisce maggiori seggi. Forze moderate confluiscono in liste fasciste nel 1924 lista unica con successo al sud. Storici dicono che di dittatura si parla nel 24-25. A livello economico emanate leggi liberiste quindi industriali ecc. opposizione debole perché tante liste ed i voti si disperdono. Clima di violenza e intimidazione. Nel 1924 delitto Matteotti socialista. Discorso alla camera critico quindi ucciso
Secessione Aventino se ne vanno liberali di sinistra cattolici
25 Mussolini si assume la responsabilità politica del delitto di Matteotti e affermò che se il fascismo è un’associazione a delinquere, lui ne è il capo. Da qui dittatura.
25/26 colpo di Stato contro Mussolini a Bologna, fallito. Però pretesto per inasprire insurrezioni antiliberali. Sciolti partiti. Creato tribunale speciale che da via libera contro i dissidenti. Nasce OVRA, polizia segreta, abolito diritto di sciopero, sindacati dichiarati impotenti restano quelli fascisti. Podestà di nomina governativa, quindi fascisti, è un sindaco a livello comunale dal 28 non più consultazioni elettorali libere. Mussolini presidente del consiglio. Lo si chiama Duce da Dux, condurre. Nessun dittatore esente. Sistema totalitario. Il privato non è più privato, non sei più individuo ma parte di una massa. Riforma GENTILE(ministro dell’istruzione) controlla che insegnati siano fascisti, controllo ideologico. Codice ROCCO 31 codice civile, di leggi secondo i fascisti. Nasce il CONI comitato Olimpico Nazionale, perché fascismo importanza al corpo e allo sport. Controllo programmi radiofonici. Rapporti Mussolini - Chiesa: anticlericale odiava i preti però è un politico, sa che il ruolo della Chiesa è importante perché l’Italia è un Paese cattolico. 1929 Patti lateranensi è un edificio del Vaticano; la Chiesa riconosce la legittimità dello Stato Italiano che deve pagare però un’indennità (soldi) per i terreni pontifici annessi. Sempre nel 1929 concordato: riconoscimento del valore civile del matrimonio, mantenere religione cattolica. Adesione massiccia società, antifascismo vietato, dissenso non può essere espresso, confino: allontanati e vivere in zone poco urbanizzate. Professori universitari devono giurare fedeltà al fascismo. Opposizione clandestina esempio Gramsci. Gobetti muore nel 1926 uccisi o perseguitati per le idee politiche.

05/02

Fascismi Spagna e Portogallo economia agricola, arretratezza, scarse o nulle tradizioni democratiche, diffuso antisemitismo (non è tipico solo del nazismo) condiviso da diverse persone perché ebrei ricchi
In Spagna Francisco Franco dal 1939 dittatura dopo guerra civile. Falange unico partito legale in Spagna, contro i Repubblicani. Italia Germania inviarono aiuti indiretti. Guerra civile, Volontari antifascisti in soccorso dei repubblicani. Rivendicazioni autonomiste dei Baschi.
Giappone invade la Cina, Italia 1935-36 avventura coloniale in Etiopia
1939 annessa Albania all’Italia
1937 Italia esce dall’Onu.
Annessione Polacca.

08/02

Il primo settembre 1939 è la data di inizio ufficiale della Seconda guerra mondiale. Italia non entra subito in guerra, non era pronta. In Germania l’analfabetismo era pressoché scomparso, mentre in Italia lo era il 21% della popolazione, per il 40% residenti al sud. Nel 1939 fu firmato il Patto d’Acciaio tra Italia e Germania  che stabiliva l’entrata in guerra l’una accanto all’altra. La Germania ci forniva le materie prime e vi era anche una vicinanza ideologica rispetto ai bolscevichi.  L’esercito italiano era impreparato ad un’eventuale entrata in guerra, mentre la Germania aveva riformato la flotta ecc. i generali italiani pensavano che l’elemento vincente fossero gli uomini e non i mezzi, quindi badavano alla quantità e non alla qualità. Il duce dichiara l’Italia non belligerante, non resta neutrale in quanto da un appoggio politico alla Germania, senza una diretta partecipazione alla guerra. Mussolini infatti pensava si trattasse di una guerra di logoramento, quindi sancì l’entrata dell’Italia solo dopo aver rinforzato l’esercito, ma nel 1940 la Germania sconfisse la Francia e Mussolini, il 10 giugno 1940 sancì l’entrata in guerra dell’Italia. Quest’ultima occupava una posizione dominante nei Balcani e nel Mediterraneo. La Germania propose l’armistizio alla Gran Bretagna la quale rifiutò così si ha la RAF Royal Air Force che mette in ginocchio la flotta italiana. L’avventura in Etiopia dell’Italia fu caratterizzata da truppe mal equipaggiate, lontane dalla madrepatria e la conseguenza fu una sconfitta, anche per l’intervento degli inglesi. Mussolini, sopravvalutando l’Italia, dichiarò guerra alla Grecia nel 1940 dato che mirava ai Balcani e per dimostrare che l’Italia non era una pedina tedesca. Passo dall’Albania prevedendo una conclusione veloce, invece ci fu la resistenza dell’esercito, l’inverno rigido e militari con scarpe di cartone che portarono ad un insuccesso totale. Nel 1941 intervennero i tedeschi passando sui territori di Bulgaria, portando alla capitolazione della Grecia. Deludendo le aspettative di Mussolini, i tedeschi trattarono bene i greci, accettando le resistenze. Questo perché Hitler non voleva nemici nei Balcani quindi permise al governo greco di instaurarsi. Deluse l’Italia, che prevedeva la Grecia nello stato fascista ipotetico.
Nel 1938 in Italia furono approvate le leggi anti ebraiche, sebbene per ragioni politiche molti furono salvati, di molti fu impedita la cattura, sempre per dimostrare l’autonomia dai tedeschi.
Africa del Nord disfatta Italia. 1941 Rommel (la volpe nel deserto)in aiuto al contingente italiano con contingente tedesco da lui guidato.  Autunno del 1942 la Gran Bretagna diviene un importante riferimento e ricaccia indietro, vincono l’Italia, facendo svanire la speranza di conquistare il canale di Suez. Queste disfatte italiane, dispersioni di forze (Balcani, Africa). Operazione Barbarossa tedeschi contro Russi. Mussolini ottiene che partecipa anche contingente italiano piccolo. Soprattutto alpini che partecipano. Don gnocchi è il cappellano degli alpini e ci partecipa, operava i mutilati “Mutilatino di Don Gnocchi” perché molti bambini. Armata italiana in Russia ARMIR impreparata per il tipo di scontro che dovevano affrontare, no armi individuali, inverno Russo quindi mitragliatrici non andavano.

10/02

Scioperi di protesta contro il regime nel 1942-1943. Il fascismo perde il consenso, così si ha la contromossa del governo che concede aumenti dei salari. Nel 1943 si parla di corrosione del consenso. La prima guerra mondiale vide le radiose giornate di maggio con un consenso popolare alla guerra, ma nella seconda vi furono pochi segnali di entusiasmo. Fu varata la legge per la quale gli studenti universitari potevano evitare la leva, così ci fu un aumento di iscrizioni alle università da parte degli uomini. Nel luglio del 1943 gli Alleati sbarcarono in Sicilia, le forze tedesche non furono in grado di inviare aiuti consistenti ai propri uomini perché erano impegnati sul fronte russo e furono abbandonati anche dagli italiani. Furono solamente i tedeschi a combattere gli Alleati in Sicilia. Nell’agosto del 1943 gli angloamericani controllavano tutta l’isola, dimostrando la propria supremazia. Il re Vittorio Emanuele III optò per il colpo di stato al fine di salvare se stesso e la monarchia. Roma fu bombardata, ma Mussolini fu arrestato il 26 luglio 1943. Quando fu liberato Grandi propose di togliergli i poteri dal momento che era il re la figura importante, non lui. Fu incaricato Badoglio di formare un nuovo governo e fu lo stesso Badoglio a firmare l’armistizio. Ci furono radiomessaggi per comunicare la destituzione di Mussolini ed il controllo del re sulle forze armate. Tuttavia la guerra continuò accanto ai tedeschi. L’armistizio fu firmato il 3 settembre a Siracusa, ma i tedeschi non accettarono di lasciare l’Italia, perciò le truppe non abbandonarono l’Italia. Intanto mancavano direttive per le truppe italiane e con il motto “Tutti a casa” si disgregarono. Nei Balcani gli italiani furono arrestati dai tedeschi e deportati. Sempre in questo anno 4000 soldati furono fucilati a Cefalonia, dopo essersi arresi. Hitler portò i confini a quelli precedenti rispetto alla prima guerra mondiale.
Togliatti, in accordo con Stalin, affermò che il futuro governo italiano non sarebbe stato contro il comunismo. In Italia intanto si ha la resistenza con lotte partigiane.
Il 25 aprile 1945 Milano fu liberata, assunsero il potere gli uomini del CLN, mentre Mussolini fu fucilato.  Il 2 maggio le truppe tedesche si arresero e la guerra terminò.
Il 10 febbraio si ricordano le 5000 persone vittime delle foibe, alcuni gettati vivi. I responsabili furono i comunisti guidati da Tito, un generale slavo comunista. L’obiettivo era allargare il territorio spostando la frontiera italiana. Le foibe furono contro gli italiani accusati di essere fascisti collaboratori, ma vi erano anche molti antifascisti. I profughi italiani istriani scapparono verso l’Italia.

RICAPITOLANDO:

1939 esercito tedesco invade la Polonia nel primo settembre, dichiarazione di guerra. Francia e Inghilterra contro Germania. Esercito sovietico invade la Polonia Orientale; Accordo Germania e URSS per spartizione di influenza in Oriente.
1940 Occupazione tedesca Danimarca, Norvegia, Belgio, Olanda, Francia, Battaglia di Inghilterra
1941 Invasione tedesca dell’URSS “Operazione Barbarossa” Scelta di non belligeranza di Giappone verso l’URSS. Attacco giapponese a Pearl Harbour
1942/1943 Vittoria Americana il Giappone controffensiva Russa a Stalingrado, resa dei tedeschi
1944/1945 Sbarco degli Alleati in Normandia; Fallito attentato contro Hitler. Resa incondizionata di Germania; Hiroshima-Nagasaki Resa Giappone.

venerdì 11 marzo 2011

Filosofia

Kant
Nacque nel 1724 in Prussia da genitori di origine scozzesi. Fin da adolescente si dedicò agli studi di filosofia, fisica e matematica conseguendo una laurea nelle prime due discipline. Per un po’ di anni fu precettore, poi divenne un docente universitario. Kant si attribuisce il titolo di Nuovo Copernico dato che, come egli rivoluzionò le leggi della fisica, lui fece una rivoluzione filosofica altrettanto importante. Afferma infatti che è la realtà che deve essere manipolata dall’uomo per meglio adattarla alle sue esigenze, non viceversa.  Fece scrivere sulla sua tomba il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me ad indicare come la scienza sia la conoscenza della natura. Si sentiva anche comunicatore di nuove idee. Le opere principali sono “Per la pace perpetua” nella quale sottolinea che gli uomini solo durante periodi di pace riescono a realizzare grandi cose, dato che nei periodi di guerra vi è solo distruzione e morte (Eghel dirà che è la guerra a dare progresso, se le acque ristagnano male odorano, con le onde sembra si rigenerino sempre); “Le religioni nei limiti della ragione” nel quale afferma che le religioni devono essere poste davanti al tribunale della ragione per verificarne com’è nata, il perché, ecc. e le tre critiche. Kant disse che Hume lo ha svegliato dal sonno dogmatico. Gli empiristi affermavano che si conosce grazie all’esperienza, i dogmi, dati per scontato, non aiutano a conoscere. Tuttavia Kant critica Hume però, perché diceva che era troppo bloccato sull’esperienza, mentre il primo valuta anche le potenzialità della ragione,sempre tenendo conto dei limiti della stessa.
Kant è visto come l’artefice del criticismo (la desinenza –ismo, indica un movimento esagerato) ovvero mette tutto in discussione, pone ogni cosa dinnanzi al tribunale della ragione, tutto deve essere messo in dubbio, non ci sono verità assolute. La critica presuppone che vengano messi in discussione i limiti, i confini di tutto, per definirne poi le possibilità: definiti i limiti, cosa può fare la scienza? (per esempio, oppure lo zaino, nei suoi limiti, può contenere massimo tot libri). La filosofia stessa si pone l’obiettivo di mettere tutto in discussione (figlio dell’illuminismo). Valorizza infatti la ragione invitando le persone a ragionare con le proprie menti. La scienza è limitata dato che i giudizi sintetici a propri e posteriori sono limitati e questo determina anche le possibilità della stessa.
In particolare avanza tre critiche:
*      Critica della ragion pura: rivolta alla scienza e alla metafisica, con lo scopo di stabilirne i limiti ed i presupposti di possibilità, comprenderne le basi fondamentali. La scienza era esaltata durante l’illuminismo, mentre la metafisica la si trattava come se non avesse valore. La metafisica era fortemente disprezzata, non era considerata una scienza e Kant dirà che prima di disprezzare qualunque cosa è necessario conoscerla, capirne i limiti e vedere come potrebbe essere utile all’uomo. La scienza è considerata a priori. Viene definita come la somma di esperienza e principi sintetici a priori. L’esperienza richiama l’empirismo, sono i sensi che permettono la conoscenza, ma non da soli bensì affiancati dai principi sintetici, ovvero quelli il cui predicato aggiunge informazioni al soggetto, a priori perché sono universali e necessari e affermati prima di ogni esperienza.  La ragione ragiona di se stessa e si critica, gli argomenti principali sono la scienza e la metafisica. Sempre nella Critica della Ragion pura, distingue la dottrina del metodo da quella degli elementi e afferma la presenza di diversi tipi di giudizi, distinti in
ü  Principi sintetici (il predicato aggiunge qualcosa di nuovo per capire il soggetto) a priori se vengono affermati prima di ogni esperienza, esempio Tutto ciò che accade ha una causa.
ü  Principi sintetici a posteriori: i corpi sono pesanti.
ü  Principi analitici (il predicato non aggiunge niente di nuovo) a priori: i corpi sono estesi.
ü  Principi analitici a posteriori: i corpi esistono.
Prosegue poi parlando di spazio e tempo, le due forme a priori e specifica che hanno una dimensione interna ed una esterna rispetto all’uomo e alla percezione che egli ha. La percezione interna del tempo è la percezione del tempo, se ad uno piace ciò che sta facendo esso sembra passare più velocemente, ma è solo un’illusione percettiva dato che l’ora scorre sempre in ugual modo. Essa è quindi una visione soggettiva. È di carattere oggettivo invece la visione esterna del tempo che è come viene da tutti accettato, quindi un’ora è composta da 60 minuti ecc. la visione interna dello spazio, soggettiva, è come ad esempio una stanza possa sembrare più piccola ad una persona e più grande ad un’altra in base alla disposizione del contenuto. La percezione esterna dello spazio è affermare che una stanza è di 80mq. Nella Logica Trascendentale dirà che spazio e tempo sono colti grazie ad un primo livello di conoscenza, il più manifesto e palese che è quello della sensibilità. Il secondo livello è l’intelletto, sempre trattato nella Logica Trascendentale. I dati del primo livello vengono rielaborati in questo secondo, dove sono presenti anche le 12 categorie. Per Aristotele esse erano 10(possibilità e la necessità non c’erano), affermava che ogni essere potesse essere conosciuto a partire dalle categorie, di cui la sostanza era la più importante. Kant aggiunge altre due categorie e le divide in quattro grandi aree, qualità, quantità, reazioni e modalità. Le 12 categorie, le quali possono essere conosciute attraverso la fisica, sono anche definite concetti puri (puro sempre legato a priori) e Kant se ne serve per mettere in discussione i limiti dell’intelletto. Il terzo livello è la ragione, con la quale si possono cogliere i principi metafisici che sono l’anima, il mondo e Dio. Kant suddivide la ragion pura in dottrina degli elementi e dottrina del metodo. La prima è suddivisa a sua volta in Estetica (si occupa del primo livello della conoscenza, quella sensibile) Trascendentale che fa riferimento a ciò che è a priori, e Logica Trascendentale suddivisa in analitica e dialettica. La dottrina del metodo è invece una sintesi della dottrina degli elementi.
*      Critica della ragion pratica: etica e morale. Per Kant queste devono guidare l’uomo ed è anche la critica più importante. La ragione si interroga sulla morale. Nella critica della ragion pura, Kant pone la ragione dinnanzi al tribunale della ragione, qui la morale (insieme delle leggi e delle regole che guidano il comportamento dell’individuo) e l’etica (insieme delle leggi e delle regole che guidano il comportamento della società). Afferma che ci sono due tipi di regole, posti a livelli diversi: le massime, che sono le regole che guidano la condotta umana e sono di carattere soggettivo, mentre gli imperativi che sono di carattere oggettivo, condivisa da tutti. Gli imperativi si dividono in ipotetici, se hanno la forma del se..devi e prescrivono dei mezzi con lo scopo di raggiungere determinati fini, e categorici se hanno la forma del devi assoluto (carattere delle leggi). Kant in ogni caso, afferma che non si è obbligati a comportarsi in un dato modo, ma conviene, per evitare conseguenze negative. Così dicendo ha dimostrato la sua assolutezza nell’uso del “devi”. L’uomo non perde la sua libertà, è libero di scegliere, il “devi” non è un dovere per ottenere, non si deve fare qualcosa con uno scopo, per una salvezza, ma per se stessi (legge universale del dovere per dovere). Restando sempre negli imperativi categorici, postula tre formule universali:
v  Agisci sempre secondo la tua volontà, quindi le tue regole, nel rispetto della comunità. Ci si deve adeguare ad una legge universale.
v  Non utilizzare gli altri come mezzo per i propri scopi, ma vedere il prossimo come un fine, non un mezzo. Rispetta la dignità altrui.
v  Concetto di universalità. Se gli uomini si comportano in un certo modo, si adeguano alla legge dell’universalità. Adeguandosi alla legge dell’universalità l’uomo diventa legislatore degli altri e di se stesso.
Sempre nella critica della ragion pratica, parla del sommo bene che per alcuni è il raggiungimento della felicità e del piacere, mentre per Kant è l’addizione di virtù e felicità. Ci sono poi postulati etici,ovvero principi indimostrabili, che sono l’immortalità dell’anima, per la quale per raggiungere la santità devo considerare che l’anima non muore mai, si reincarna per avvicinarsi alla santità e al sommo bene. L’esistenza di Dio, dato che se si ammette la santità e l’immortalità dell’anima ci deve essere qualcuno che sia entrambi, ovvero Dio. Dio deve esistere come idea. La libertà, siccome Kant ribadisce che l’uomo è libero di fare ciò che vuole, deve poi pagare le conseguenze delle sue azioni. Ciò che contraddistingue l’uomo è la morale.
*      Critica del giudizio: si interroga su cosa sia il bello, l’estetica, il giusto. Vuole chiarire il sentimento dell’uomo, Kant dice che è un bisogno dell’uomo, ha il bisogno di cercare di da una senso e delle finalità nella sua vita e nella natura. Fa riferimento a dei giudizi (nella ragion pure era i sintetici e gli analitici) distinguendo i riflettenti ed i determinanti. I primi hanno a che fare con i sentimenti e si suddividono in due tipi fondamentali, quello teleologico che studia i fini della natura e quello estetico, che studia il bello e la bellezza, suddividendolo in altri quattro e recupera le quattro categorie. Quantità, per la quale è bello qualcosa che non è definito dal concetto (un campo di grano non è bello perché avevo visto un campo meraviglioso, ma perché è bello di per sé); qualità, il giudizio definisce qualcosa di bello senza alcun interesse, senza essere utile (è bello perché è bello); relazione, quando qualcosa è bello senza uno scopo (invito a casa un amico per stare con lui, non per la lezione); modalità, qualcosa di necessario è bello. È bello e non può essere diverso da quello che è. L’idea di bello diventa un’idea universale.
Kant  elabora la sua idea di bello ad un livello alto di bello, il sublime, ovvero la bellezza all’ennesima potenza, coglibile solo dai geni. I geni sono coloro che sono originali, creativo e non si adeguano ai modelli, sono particolari. Questo sublime può suddividersi in Dinamico, oggettivo, dovuto alla potenza (uragano) oppure Matematico, soggettivo, bearsi di qualcosa di grande (Everest).
La realtà è fatta di fenomeni, ciò che appare subito ed è evidente e che vediamo, e di noumeni anche definiti come X sconosciuta dato che non appaiono alla vista o cosa in sé. Il termine noumeno deriva dal greco Nus, che ha a che fare con l’intelligenza e la ragione. È tutto ciò che non si può cogliere palesemente, come le idee di anima, mondo e Dio, dato che non sono tangibili ma sono delle ipotesi, delle possibilità di esistenza. Per Kant i suoi contemporanei, hanno sbagliato a definire i tre problemi della metafisica(anima mondo e Dio) delle realtà, dato che non sono realtà ma idee. Si può parlare di loro, fare delle ipotesi, ragionarci, ma non sono realtà. Recupera il gioco delle antinomie, ovvero dice il contrario e lo dimostra, smentisce le tesi, proponendo delle antitesi. Kant quindi recupera le tre prove dell’esistenza di Dio, avanzate da Cartesio, per smentirle. Ricordiamo infatti che Cartesio aveva detto che, essendo l’uomo finito, deve esistere qualcosa di infinito che l’ha creato, essendo l’uomo imperfetto, deve esistere qualcosa di perfetto che l’ha creato e ciò che è perfetto deve per forza esistere. Prima di Cartesio ci fu San Tommaso, esponente della scolastica, la filosofia di coloro che insegnavano nelle scuole. San Tommaso, si spiegò l’esistenza di Dio con 5 vie. La prima via, del movimento, affermò che nel mondo, intorno a lui, le cose si muovono e, muovendosi, possono anche cambiare. È necessario in movimento primo, quello che Dio ha dato alle cose. Per la seconda via, tutto ciò che si osserva è un effetto che fa capire che dietro c’è un qualcosa di primo, che è Dio, la causa incausata. La terza via, la via della contingenza, richiede qualcosa di necessario, che coincide con Dio. La quarta via è detta dei gradi della perfezione e per questa via, esistono cose che tendono alla perfezione maggiore, fino ad arrivare a quella massima che è Dio. La quanta via fa riferimento all’ordine del mondo, per il quale, osservando il mondo intorno a noi, tutto è organizzato, per cui c’è un orologiaio primo che ha ordinato tutto. Kant utilizza tre prove per l’esistenza di Dio:
§  Ontologica (ontos = essere). Con questa prova gli altri filosofi dissero che Dio è perfetto e ogni cosa perfetta deve esistere. Facevano derivare l’esistenza di Dio dalla perfezione e Kant critica questa prova affermando che la perfezione è un livello logico, qualcosa che pensiamo, mentre l’esistenza è concreta (camminare), quindi asserisce che si sono sbagliati a porre su stessi livelli qualcosa di diverso. Questa prova non ha ragion d’essere.
§  Cosmologica, dove parla di ordine, distinguendo contingente e necessario (contingente è contrario di necessario, è relativo a ciò che esiste qui ed ora). Se esisto qui ed ora e sono un essere finito, devo considerare che al di sopra di me c’è qualcosa di necessario. Essendo io contingente, devo presupporre che un essere perfetto a fatto si che io sia qui ora e questo è Dio. Il necessario è ciò che esiste da se, se fosse creato da qualcos’altro sarebbe contingente, è la causa incausata. Kant critica questa prova dicendo che i piani sono stati considerati allo stesso livello, ma non lo sono. Il piano della contingenza è qualcosa di cui si fa esperienza, qualcosa di empirico, mentre del necessario non si fa esperienza, è qualcosa che non può essere diverso da com’è, quindi è logica. L’errore è come quello precedente.
§  Teleologica, studio del fine, dello scopo. Per Kant, coincide con la teologia, ovvero lo studio dio Dio. Il fine è Dio, ma solo per Kant. Se osservo il mondo, in esso c’è ordine, sembra che giri con le stesse azioni. Se c’è ordine ci deve essere una mente ordinatrice, un orologio che ha creato il mondo e lo ha fatto girare. Esso è anche chiamato architetto supremo ed è Dio. Kant critica affermando che è stato confuso l’orologiaio, cioè ciò che fa si che l’ordine si conservi, con l’ordine del mondo.
Queste riflessioni, contestazioni dei propri predecessori, gli ha permesso di dire che non è sbagliato parlare di Dio e Anima, se non li si confonde con la realtà. Essi sono idee, con uno scopo regolativo, ovvero non servono a conoscere alcun oggetto,ma indirizzano la ricerca intellettuale verso quella unità totale che rappresentano, spingono verso un campo di indagine. Kant demolisce le idee altrui per innalzare il suo pensiero. Postula una metafisica, diversa da quella dei suoi tempi che partiva da presupposti erronei, che studia i principi puri (ovvero a priori, indipendenti dall’esperienza. Sono spazio, tempo  e le 12 categorie) della natura secondo le coordinate di spazio, tempo e delle dodici categorie, per cercare di spiegare anche ciò che non appare in natura. Ciò che vedo sono i fenomeni, ciò che non si vede i noumeni, x sconosciuta. Per analizzare la metafisica, non si analizzano di fenomeni che sono palesi e manifesti, si studia ciò che non appare, usando forme a priori. Lo stesso vale per il comportamento: studia la metafisica dei principi pure del comportamento, non le azioni manifeste ma i noumeni.

Søren Kierkegaard
Nacque  a Copenaghen nel 1813, figlio di nobili danesi. Il padre lo portava a seguire riunioni dove si parlava della vita di Gesù e dei santi e si presentavano soprattutto le sue sofferenze, quanto egli patì in croce, le torture e le flagellazioni. Quindi fin da quando era bambino gli venne descritta la vita con il patire. Dio era sceso per salvare gli uomini e lo hanno ucciso, gli uomini erano quindi colpevoli ed il filosofo si sentì responsabile di ciò. Si fidanza con una donna, Regina Olsen ma a pochi mesi dal matrimonio la lascia. Cercò di capire dove trovare quella consolazione che non era riuscito a trovare e la trovò nella fede.
Nell’opera Il concetto dell’angoscia si identifica con la figura del discepolo dell’angoscia, di chi sente in sé le possibilità annientatrici che ogni alternativa dell’esistenza prospetta. Il punto zero è l’indecisione permanente, l’equilibrio instabile tra le alternative opposte che si aprono di fronte a qualsiasi possibilità. All’uomo si pongono diverse possibilità che costituiscono le alternative dell’esistenza, tra le quale è costretto a scegliere. La fede è la salvezza solo se riferita al cristianesimo, è un modo per sottrarre l’uomo all’angoscia e alla disperazione, che ne costituiscono l’esistenza. La situazione di instabilità ed incertezza è chiarita nel Concetto dell’angoscia nei confronti del rapporto dell’uomo con il mondo, mentre nella Malattia mortale nei confronti del rapporto dell’uomo con se stesso. L’angoscia è la condizione generata nell’uomo dal possibile che lo costituisce. È connessa con il peccato, non è né necessità né libero arbitrio. È la libertà finita, cioè limitata e impastoiata e così si identifica con il sentimento della possibilità. Il possibile corrisponde all’avvenire. Il passato può angosciare solo in quanto si ripresenta come futuro, cioè come una possibilità di ripetizione. Una colpa passata genera angoscia solo se non è veramente passata, giacché se fosse tale potrebbe generare pentimento, non angoscia. L’angoscia è la condizione in cui l’uomo è posto dal possibile che si riferisce al mondo; la disperazione è la condizione in cui l’uomo è posto dal possibile che si riferisce alla sua stessa interiorità, al suo io. Disperazione e angoscia sono fondate sulla struttura problematica dell’esistenza. La disperazione è strettamente legata alla natura dell’io. Difatti l’io può volere, come può non volere esser se stesso. Se vuole esser se stesso, poiché è finito, quindi insufficiente a se stesso, non giungerà mai  all’equilibrio e al riposo. Se non vuole esser se stesso e cerca di rompere il proprio rapporto con sé che gli è costitutivo, urta anche qui contro un’impossibilità fondamentale. La disperazione è la caratteristica sia dell’una che del’altra alternativa. Essa è perciò la malattia mortale, la morte dell’io. È il tentativo impossibile di negare la possibilità dell’io. Disperare si sé nel senso di volersi disfare si sé significa voler essere l’io che non si è veramente. Voler essere se stesso ad ogni costo significa voler essere l’io che non si è veramente, un io autosufficiente e compiuto. Nell’uno e nell’altro caso la disperazione è l’impossibilità del tentativo. La disperazione è il peccato, la fede è l’eliminazione della disperazione, è la condizione in cui l’uomo, pur orientandosi verso se stesso e volendo esser se stesso, non si illude sulla sua autosufficienza ma riconosce la sua dipendenza da Dio. La volontà di essere se stesso non urta contro l’impossibilità. La fede sostituisce alla disperazione la speranza e la fiducia in Dio. Ogni individuo esiste dinnanzi a Dio: questo è lo scandalo fondamentale del cristianesimo.
Kierkegaard si contrappose ad Heghel in diversi punti. Mentre il secondo parla di riflessione oggettiva, per Kierkegaard la riflessione è di tipo soggettivo, il singolo individuo e il suo destino sono gli unici ad essere coinvolti, il singolo è superiore al genere umano. Quest’ultimo è l’insegnamento del cristianesimo. L’infinita differenza qualitativa tra il finito e l’infinito è l’abisso incolmabile che divide il modo di essere del singolo da quello dell’Assoluto. Søren proclamò quindi l’istanza del singolo, dell’esistente come tale.
Søren definì tre stadi, modalità, dell’esistenza umana, nell’opera Aut-Aut. Sono tre livelli tra loro inconciliabili, un’alternativa esclude l’altra e sono separati da un abisso e un salto:
1.       Stadio della vita estetica; la miglior figura che incarna questa tipologia di vita è il seduttore che trova nell’opera di Mozart, “il dongiovanni”. Il seduttore è colui che vive nell’attimo e vive di attimi. Vivendo nell’attimo e di attimi è come se fosse sempre sospeso. Seduce tante donne per risollevare la propria virilità. Quando conquista una donna non lo fa perché gli piace, ma solo per ricantare il proprio egoismo. L’esteta vive di immaginazione, nella sua vita è assente ciò che è banale e monotono. Vivere nell’attimo, nel presente, porta il seduttore a non scegliere mai, non sceglie mai una donna precisa con cui stare. Il non scegliere vuol dire non vivere o vivere in maniera parziale perché l’uomo ha sempre davanti a se una scelta, la vita è sempre una scelta che è anche una possibilità (si, no). L’uomo deve scegliere, non può non farlo. Il non scegliere fa vivere a metà, nello strenuo del seduttore che quindi non vive bene, è angosciato, è come se gli mancasse qualcosa. Questo è uno stadio di esistenza. Chiunque viva esteticamente è disperato, lo sappia o non lo sappia; la disperazione è l’ultimo sbocco della concezione estetica della vita. Bisogna attaccarsi alla disperazione per rompere l’esteticità e riagganciarsi all’altra alternativa possibile, la vita etica. L’uomo in sintesi, può vivere sempre come seduttore oppure fare un salto e passare dallo stadio della vita estetica a quello della vita etica.
2.       Vita etica nasce da una scelta. Implica stabilità e continuità, è il dominio della riaffermazione di sé, del dovere e della fedeltà a sé stessa. Nella vita etica l’uomo si adegua all’universale e l’immagina che meglio lo raffigura è quella del marito, vale a dire colui che ha scelto di vivere la sua vita con una donna ben precisa quindi provvedere alla sussistenza dei figli. Con questo salto vince l’angoscia del seduttore, non è più l’attimo che contraddistingue la sua esistenza. Anche questa vita dimostra delle particolarità, qui non si sente pienamente sereno, nonostante l’equilibrio. Sopravvive un sentimento che gli ottenebra il cuore pur avendo calmato l’angoscia. La disperazione, si calma solo con il pentimento. L’uomo non può rinunciare a nulla della sua storia, nemmeno agli aspetti più dolorosi e, nel riconoscersi in essi, si pente. È disperato perché è come se sentisse in se che gli manca qualcosa, ma non capisce cosa sia e questo lo dispera, ma se si pente scopre che è Dio. Se si pente ogni forma di disperazione sarà annientata dato che ci sarà il riconoscimento della propria colpevolezza ed il raggiungimento della vita religiosa.
3.       La vita religiosa e la fede sono le armi contro ogni profonda disperazione. È l’ultimo salto, descritto nell’opera Timore e tremore, in cui raffigura la persona di Abramo.Una volta intrapresa questa via,non può tornare indietro perché ha trovato il suo paradiso. Con la fede si raggiunge il pieno equilibrio, essa permette il dialogo diretto con Dio, motivo e causa di ogni equilibrio e salvezza. Sono riflessioni che accompagnano l’intera esistenza umana di Kierkegaard. Si ha tuttavia che l’affermazione del principio religioso sospende l’azione di quello morale. Tra i due, non vi è alcuna possibilità di conciliazione e sintesi, la loro opposizione è radicale. L’uomo che ha fede opterà per il primo, seguirà l’ordine divino anche a costo di una rottura con la norma morale. La fede non è un principio generale, è un rapporto privato tra l’uomo e Dio, un rapporto assoluto con l’Assoluto. È rischiosa come scelta dato che non si riesce a comprendere chiaramente quando si è eletti, l’unico segno indiretto è la forza angosciosa con cui questa domanda si pone all’uomo che è stato veramente eletto da Dio. L’angoscia dell’incertezza è la sola assicurazione possibile. L’uomo è posto di fronte al bivio: credere o non credere. Da un lato è lui che deve scegliere, dall’altro ogni sua iniziativa è esclusa perché Dio è tutto e da lui deriva anche la fede. La vita religiosa è nelle maglie di questa contraddizione inesplicabile. Il cristianesimo di Søren è ben diverso da quello delle religioni ufficiali, per questo intraprese una critica nei confronti della chiesa danese.


Opere: il concetto di angoscia, che è anche la sua tesi. L’aut-aut, dal latino o-o, l’esatto opposto di et-et quindi decido una cosa e ne decido un’altra. L’aut-aut è la possibilità che si o possibilità che non, o una strada o un’altra, ma si deve scegliere per tenere a bada l’angoscia. Nel Diario del seduttore, facente parte dell’aut-aut, si è soffermato a descrivere tutte le tecniche del seduttore, come avvicinava le donne. Nelle sue opere Kierkegaard compare tra i personaggi descritti ogni volta con un nome diverso affinché vivesse diverse vite. Altre opere: il concetto di ironia(lo recupera da Socrate). La malattia mortale, in cui parla della morte, non quella del corpo che per lui è naturale come cosa, ma la morte dell’anima (anche Socrate espresse la necessità di curare l’anima: La morte del corpo era inevitabile per Socrate, ma quella dell’anima è più sconvolgente, l’uomo deve fare di tutto per evitarla.


Da sistemare:
Ha parlato di uomo non in termini di essere ed essenza ma esistenza ed è ciò che lo contraddistingue. Essenza legata alla natura dell’essere(l’uomo è buono). L’uomo esiste sottolineando che l’uomo vive qui adesso. Altri esistenzialisti si ispireranno a questo ideologia, in particolare Sartre che affermò che l’uomo esiste ed esiste in pieno conflitto con l’altro uomo, e Heidegger che parla di esistenza in termini di morte ed angoscia della morte. Ciò che contraddistingue l’esistenza umana è l’angoscia della morte.
Per Søren l’esistenza umana è riconducibile alla categoria della possibilità, il cui lato negativo è il fatto che può essere possibilità che sì e possibilità che non, ovvero la non realizzazione del possibile e, di conseguenza, la minaccia del nulla.


La storia non è teofania, cioè, come pensava Heghel, rivelazione o autorealizzazione dell’Assoluto. Il rapporto tra l’uomo e Dio non si verifica nella storia ma nell’attimo. Contrappone il cristianesimo così inteso al socratismo, secondo il quale l’uomo invece vive nella verità e si tratta soltanto per lui di renderla esplicita. Il maestro è perciò un salvatore che determina la nascita di un uomo nuovo. Come differenza assoluta; ma è una definizione apparente, perché una differenza assoluta non può essere pensata. L’uomo non è Dio.

Arthur Schopenhauer
Nacque nel 1788, fu un filosofo tedesco. Frequentò l’università di Gottinga e fu influenzato dalle dottrine di Platone e Kant. Insegnò poi all’università. Non apprezzava la filosofia contemporanea, tentò il recupero del pensiero dell’estremo Oriente di cui ne ammirava la sapienza, utilizzò espressioni suggestive. La sua opera principale è il mondo come volontà e rappresentazione, dove dirà che gli uomini non hanno una conoscenza veritiera del mondo , delle cose e di se stessi perché il loro conoscere è offuscato dal velo di Maya, recuperato dalla filosofia indiana in particolare da Veda e Purana, i testi sacri degli Upanishad. È un velo ingannatore dato che fornisce una rappresentazione della realtà, una sorta di nebbia, che si pone davanti agli occhi. Si frappone tra gli uomini ed il mondo e quindi quest’ultimo viene visto attraverso il velo ingannatore che fa cogliere solo una rappresentazione della realtà. Anche per questo la realtà è dolore. Così facendo non permetteva di cogliere il mondo com’era, ma era visto come rappresentazione, se ne percepiscono un po’ i contorni. Proprio per questo il titolo dell’opera fa riferimento alla rappresentazione, mentre alla volontà in quanto non si parla di Dio, ma Volontà che fa fare agli uomini qualsiasi cosa. È ciò che guida gli uomini nelle loro azioni, una forza divina. La Volontà esiste al di fuori delle tre categorie (per Kant erano 12) che per Schopenhauer sono spazio, tempo e casualità, le altre non hanno rilevanza. La causalità è la più importante dato che le altre sono riconducibili ad essa. La Volontà è al di fuori di ogni spazio e tempo dato che non ha una manifestazione,è unica, eterna, la causa incausata. È anche senza scopo dato che non ha un traguardo da realizzare se non di far vivere l’uomo. Il fatto che ci sia questa Volontà, per Schopenhauer è crudele come verità dato che è difficile pensare che c’è qualcosa che ci gestisce. La Volontà di vivere esprime il desiderio, il bisogno di soddisfare le proprie esigenze. È un impulso prepotente che c spinge ad esistere ed agire, il nostro corpo è la manifestazione esteriore delle nostre brame interiori, ad esempio l’apparato digerente è l’aspetto fenomenico della volontà di nutrirsi. Essa è eterna, unica dato che esiste al di fuori dello spazio e del tempo, inconscia perché di lei l’uomo non ne ha consapevolezza ma si realizza ogni giorno nella vita dell’uomo perché l’uomo deve vivere, e senza scopo perché non impone nulla ad eccezione del fatto che si deve vivere. L’unica crudele verità sul mondo è che vivono per vivere e continuare a vivere. Gli uomini hanno cercato di aggirare l’evidenza postulando un Dio in cui troverebbe un senso la loro vita, ma per Schopenhauer non può esistere dato che l’unico Assoluta è la Volontà. Quest’ultima si manifesta attraverso due fasi, ovvero si oggettiva in un sistema di forme immutabili, aspaziali e atemporali che egli chiama idee e, nella seconda, si oggettiva nei vari individui che sono la moltiplicazione delle idee. Fra gli individui e le idee esiste un rapporto di copia-modello per il quale i singoli esseri risultano semplici riproduzioni di quell’unico prototipo originario che è l’idea. Il mondo delle realtà naturali si struttura dal grado più basso che sono le forze generali della natura, passando per i gradi superiori cioè le piante e gli animali. Culmina nell’uomo, nel quale la Volontà diviene pienamente consapevole.
La vita è dolore dato che volere significa desiderare per mancanza di qualcosa che non si ha e si vorrebbe avere. Per un desiderio appagato però, ne rimangono altri insoddisfatti. Ciò che gli uomini chiamano gioia è una cessazione del dolore: affinché ci sia piacere bisogna che ci sia uno stato precedente o di dolore. Un individuo può provare dolore senza che ci sia piacere, mentre ogni piacere nasce solo come cessazione di una tensione preesistente. Il piacere riesce a vincere il dolore solo annullando se stesso, dato che appena vien meno lo stato di tensione, cessa anche il godimento. La sua visione pessimistica del mondo trova riscontro nel pensiero di Leopardi, sostenitore del pessimismo cosmico, per il quale tutto soffre, persino le piante. Per Schopenhauer la vita è un pendolo tra dolore e noia, oscilla tra questi due. Tutto il mondo soffre, la vita è l’estremo dolore. Tuttavia egli non approva il suicidio, condannandolo per il fatto che il decidere di togliersi la vita era un eccesso di libertà e volontà che l’uomo non poteva permettersi, inoltre l’uomo deve vivere e su si sé c’è una Volontà di vivere, inconscia, per la quale non deve smettere di farlo. È la Volontà che gli impone di vivere.  Vi è comunque assenza di riferimenti con brevi momenti di piacere che passano così velocemente che la persona non se ne rende conto. Accanto al dolore e al piacere c’è la noia, descritta come assenza e mancanza di desiderio e volontà. L’uomo è addolorato perché desidera tante cose belle e non riesce a raggiungerle, sono pochi i desideri che riesce a soddisfare. L’uomo deve accettare che la vita è questa e lui deve viverla. Prima l’uomo se ne rende consapevole, prima l’accetta. Quando la gente non vuole ascoltare è perché gli argomenti fanno male e quindi cerca di distrarsi.
Illustra all’uomo delle vie per liberarsi dal dolore:
-arte in generale, ma soprattutto la musica, considerata l’arte suprema. Può essere la liberazione dal dolore dato che permette  di estraniarsi dal mondo. La letteratura, in particolare la tragedia dato che meglio rappresenta la vita degli uomini. Tramite essa gli uomini possono comprendere la vita e sopportarla. Tuttavia non tutti riescono a sfuggire al dolore con questa prima via, per questo ve ne sono altre. È solo un conforto dato che ha una funzione liberatrice e quindi è temporanea.
-pietà, etica. Comprendere gli altri, percepire la loro sofferenza e le loro emozioni. Gli uomini si relazionano con gli altri tramite relazione d’amore. Ce ne possono essere di due tipi, ovvero eros e pietà, ma nessuna esclude l’altra. Il livello massimo dell’amore è come pietà e con questo si liberano dal dolore. Eros è figlio di ricchezza e povertà secondo la mitologia greca, mentre qui è inteso come scambio sessuale. La piena realizzazione dell’amore è come pietà perché si realizza la giustizia, intesa come ciascuno di noi ha ciò che gli spetta. Equa distribuzione dei beni e carità. La carità è, se si ha qualcosa in più, lo si condivide volentieri senza pretendere altro. Non vi è cornice religiosa dato che Schopenhauer era ateo. L’etica è un tentativo di superare l’egoismo e di vincere l’ingiustizia, una delle maggiori fonti di dolore. L’etica deriva dal senso di pietà, con il quale facciamo nostri i dolori degli altri. La catarsi deriva dal greco e significa purificazione, in maniera totale. È la liberazione dagli affanni, un momento di elevazione. Solo quando si è totalmente purificati si entra in contatto con Dio secondo la cultura orientale. L’uomo ha bisogno di raggiungere la purificazione massima per diventare padrone di sé.
- L’ascesi è una forma di catarsi massima in cui si controlla tutto, non è più il corpo che controlla. Ascesi massima nel nirvana. L’asceta, quando raggiunge il nirvana diventa il tutto, non è più dipendente da sé. Per l’asceta il nirvana è il tutto che diventa nulla con il raggiungimento del nirvana pieno di raggiunge l’obiettivo delle tre vie del dolore, quindi si passa da voluntas (volontà) a noluntas (non volontà). Finché l’uomo vuole è dipendente dai suoi bisogni e desideri l’obiettivo raggiunto nella catarsi piena è il non volere.

Si ispirò a Platone per idee e cose, mentre a Kant per il noumeno, cosa in sé o x ignota. Ricordiamo che mentre il fenomeno è ciò che appare, il noumeno esiste nella nostra mente, non lo si coglie pienamente. Schopenhauer criticò poi Heghel, Fichte, colui che scrisse sull’ideologia tedesca e sulla sua supremazia sulle altre (sarà poi ispirazione per Hitler) e Schelling, due allievi del primo.
La storia per Heghel era lo spirito dove gli uomini erano mezzi e la storia decideva la loro vita.

Heghel
Heghel visse nel romanticismo tedesco, nacque nel 1770 a Stoccarda e morì a Berlino, dove raggiunse l’apice del successo. Fu precettore in famiglie nobili per poi diventare direttore al liceo di Norimberga, insegnante in università di Heidelberg (vi passeranno la maggior parte dei filosofi). Dai romantici prese le  idee di creatività dello spirito e quella dell’infinito, criticando invece il modo di cogliere quest’ultimo. Per i romantici l’infinito si coglieva con il sentimento, per Heghel con la ragione. Nell’illuminismo si esaltava la ragione, infatti gli illuminati erano coloro che possedevano il lume della ragione. tuttavia l’esaltazione della stessa era parziale dato che ritenevano non superasse alcuni ostacoli. Con Heghel invece diventa infinita, assoluta. La ragione è l’unica in grado di cogliere l’infinito, è senza limiti, onnipotente. Elementi caratteristici del romanticismo, che poi influenzarono Heghel, erano:
ü  ottimismo, infatti i romantici affermavano che la realtà in cui vivevano era il migliore dei mondi possibili.
ü  provvidenzialismo (Vico, a proposito della storia), sempre alla maniera Vichiana: nella storia tutto accade secondo un perché ed ogni era ha il suo valore. È sbagliato dire che il medioevo era un secolo buio, ha una sua importanza. Le guerre, per Heghel ed i romantici, sono giuste (Kant invece era contrario alla guerra). Le epoche storiche sono state passaggi positivi, ogni epoca è necessaria alle successive.
ü  Tradizionalismo: esagerazione (desinenza –ismo) della tradizione. Esse vengono recuperate nel senso che viene data importanza a ciò che accadde prima.
ü  Nazionalismo: esaltazione della propria nazione. Per Heghel la razza germanica era la più razionale e la Germania era la nazione superiore alle altre.
ü  Titanismo: sono i giganti, i titani, coloro che si credono Dio e fanno ciò che vogliono, onnipotenti. Esaltati i titani, Prometeo (colui che rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini, eroe che va contro gli obblighi) rappresentato come la figura del titano. I romantici recuperano la figura di eroe.
Le opere di Heghel possono essere distinte in periodo giovanile, caratterizzate da un intento politico religioso, e quelle della maturità, più storico politici. Tra i primi ricordiamo Vita di Gesù, mentre per i secondi si ha Fenomenologia dello Spirito, Enciclopedia delle scienze filosofiche, Filosofia del diritto, Filosofia della Storia, storia della filosofia. Il resto sono appunti degli allievi pubblicati, ma non sono opere dirette.
I tre fondamenti del pensiero di Heghel:
Per Heghel tutto ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale. Razionalità e realtà sono la stessa cosa, sostiene questa identità. Tutto ciò che penso e su cui ragiono è reale e tutto ciò che esiste lo penso.  La razionalità non è astrazione, ma la forma di ciò che esiste, poiché la Ragione governa il mondo. La realtà invece non è caos, bensì razionale e per questo è conoscibile.
La filosofia è la giustificazione razionale della realtà, serve per comprendere come essa sia composta. Il filosofo la paragona alla Nottola di Minerva (tipo un gufo), si fa vedere solo al crepuscolo, quando il giorno è già passato. Questo paragone è per affermare che la filosofia compare quando ormai la realtà è data, non la guida né la determina, può solo giustificarla, qual è la sua razionalità. Per far capire perché la realtà è infinita e razionale.
 L’infinito è l’unica realtà. Il finito per Heghel non esiste, è parte dell’infinito, è qualcosa di talmente piccolo che, per questo, dice, non esiste. L’unica cosa che esiste è l’infinito. L’uomo per Heghel è infinito perché è parte di un tutto, che è a sua volta infinito, e quindi risente di questa infinitezza. L’uomo può conoscere l’infinito perché ne è parte. L’infinito per Heghel è reale, quindi può essere pensato, esiste ed è l’unica realtà esistente.

Dialettica Hegheliana: la dialettica, per Platone, consisteva nel porsi delle domande e dare delle risposte. Usava l’arte dell’ironia per smascherare l’ignoranza delle persone, ovvero faceva domande di continuo per dimostrare che le conoscenze possedute dai suoi interlocutori erano false. Per Heghel serve per spiegare il percorso dell’uomo da finito a infinito. Ha una duplice valenza, logica, ovvero comprensione della realtà con il ragionamento, e ontologica, inerente allo sviluppo della realtà. Heghel distingue tre momenti o aspetti del pensiero fatti io sul libro:
o   Astratto o intellettuale, quello per cui il pensiero si ferma alle determinazioni rigide della realtà, limitandosi a considerarle nelle loro differenze secondo i principi di uguaglianza e non contraddizione.
o   Dialettico o negativo-razionale, in cui afferma come le determinazioni sopracitate debbano essere relazionate con altre.
o   Speculativo o positivo-razionale, che consiste nel cogliere l’unità delle determinazioni opposte, ovvero rendersi conto che tali determinazioni sono aspetti unilaterali di una realtà che li comprende entrambi.
La dialettica quindi consiste nell’affermazione di un concetto astratto e limitato, la tesi, nella negazione di questo concetto, giungendo ad un concetto opposto, che funge da antitesi e nell’unificazione di affermazione e negazione in una sintesi comprensiva di entrambi.
Creatività dello Spirito: lo Spirito è concepito da Heghel come un traguardo massimo a cui l’io deve giungere, una sorta di divinità a cui l’uomo deve tendere e, una volta raggiunto, l’uomo diventa infinito e Spirito. Quest’ultimo è coglibile con la ragione.
La Fenomenologia (discorso sui fenomeni) dello Spirito. è la storia romanzata della coscienza definita da Heghel come una figura, che da infelice giunge alla ragione. Nelle sue opere fa spesso riferimento alle figure vale a dire delle immagini usate per far capire meglio cosa vuole comunicare. In questa opera Heghel vuol fare capire il percorso che la coscienza compie (Heghel spiega tutto con percorsi processuali, da tesi a antitesi fino alla sintesi) da quando è triste a quando arriva ad essere felice, passando da io oggetto a io Spirito fino a quando si concretizza nella ragione, il traguardo massimo. All’inizio la coscienza è afflitta da tante  sofferenze perché si vede divisa, molteplice, in tante parti, come un oggetto, si percepisce come mondo (con mondo si intende l’insieme di persone dove nessuna emerge). Ogni coscienza si riconosce come “io”, quindi soggetto in sé e diventa autocoscienza. Quando la coscienza è al primo gradino la percepisco come oggetto, mondo, ci sono tre momenti:
§  Primo momento: certezza sensibile. Questo tavolo, questo albero. Ha solo una certezza legata ai sensi, ma non fa capire di cosa sta parlando. Certezza del questo, un generico questo, che dipende dall’io che la considera. Lascia qualcosa di incerto.               
§  Secondo momento: percezione. Dai sensi che fanno dire alla certezza questo albero, si passa alla percezione, consistente nel collegare albero e casa ad una categoria.
§  Terzo momento, intelletto. Cioè la coscienza si rende contro che, come lei, ci sono altre coscienze, ma essa è particolare rispetto alle altre. Ha consapevolezza di se e diventa auto scienza.
Quando la coscienza si percepisce come autocoscienza, si passa da Io oggetto a Io Soggetto, l’attività concreta dell’io. Da soggetto capirà che ci sono altre autocoscienze.                                            
In qualità di Autocoscienza
§  L’autocoscienza postula la presenza di altre coscienze in grado di darle la certezza di essere tale. Per Heghel l’autocoscienza è tale solo se riesce a farsi riconoscere da un’altra autocoscienza. Nei suoi scritti giovanili affermò che questo riconoscersi dovesse avvenire tramite l’amore, definito come il miracolo per il quale ciò che è due diviene uno, senza implicare l’eliminazione della dualità, ma in esso mancano il dolore, la serietà e il travaglio del negativo, quindi il riconoscimento deve avvenire attraverso il conflitto. Questo serve ad ogni autocoscienza per affermare la propria indipendenza, durante il quale esse devono essere disposte anche a perdere la vita, sebbene l’esisto si limita alla subordinazione dell’una all’altra nel rapporto servo-signore. Heghel dice che ci sono questi due personaggi, il secondo non ha mai avuto paura di morire e guadagna l’indipendenza. Il primo invece, preso dalla paura della morte, ha preferito essere dipendente dal signore. Tuttavia ci può essere un’inversione dei ruoli, tale che il servo diviene indipendente. Lo può fare con 3 elementi o momenti, ovvero quando non ha più paura della morte, capisce il suo lavoro e il so servizio sono di gran valore per il suo Signore e che quest’ultimo sarebbe perso senza lui, il suo lavoro è premiante per il Signore.
§  Critica alle tre filosofie elleniche. Scetticismo, stabiliva che l’uomo fosse limitato e,in quanto tale, non può giungere a nessuna verità, quindi doveva fare Epochè, sospensione del giudizio, così come doveva fare atarassia e aponia, vale a dire rispettivamente controllo delle passioni e controllo dei turbamenti. Li critica dato che si contraddicono, affermando che l’uomo non può giungere alle verità, ma precisando che può comprendere le sue verità. Epicureismo, da Epicuro, filosofo sostenitore del piacere, accusato di eccessivo edonismo. Parlava di ricerca della felicità solo in termini sessuali. Anche Heghel parlerà di questo, ma con visioni più ampie, non limitate al sesso, bensì considerando l’amicizia la via preferenziale per raggiungere la felicità. Lo Stoicismo è un’estremizzazione dello scetticismo. Sostenevano infatti che gli uomini fossero fortemente limitati, ma che se usassero bene la logica, riuscirebbero a superare qualche limite.
La critica di Heghel è per le visioni non veritiere, l’uomo non è così limitato. Per innalzare sé stesso e la sua filosofia, critica queste altre. Cerca di far capire come reale e razionale coincidono, come l’uomo è infinito e raggiunge il suo livello massimo raggiungendo lo Spirito.
*      Critica alle due religioni, Ebraismo e Cristianesimo. Heghel fa piazza pulita della filosofia e religioni che iniziavano esaltando l’uomo, come fa lui, ma che poi si sono contraddette. La prima la critica perché è una delle più grandi e seguite religioni, ma ha un grande limite, quello di considerare un Dio onnipotente, misericordioso, ma distante anni luce dagli uomini. Il Dio cristiano, diventa uomo, fa un passo avanti rispetto a quello ebraico, solo che poi torna ad essere Dio, quindi distante.

Diventa poi ragione, il traguardo massimo. La ragione è la certezza di essere ogni realtà, ma per divenire realt deve giustificarsi.                                 :
§  Ragione osservativa, stato iniziale della ragione in cui essa osserva la natura e cerca di conoscerla, conoscerne le leggi e da dove derivano i fenomeni. Le leggi possono essere comprese dalla ragione, dalla logica. Si possono studiare i legami con le leggi interne si passa a capire se possono esserci causa-effetto interpretate dai sensi logici. Fisiognomia, il cui grande studioso fu Lombroso, uno scienziato pseudo psicologo, è la scienza, criticata da Heghel, che pretendeva di riconoscere i delinquenti dai tratti del viso. Lombroso fece studi in cui sottolineava che i tratti somatici permettevano di riconoscere bontà o negatività. La Frenologia è un’altra scienza criticata da Heghel, la quale stabiliva che dalla conformazione del cranio si riusciva a capire chi avesse commesso atti negativi. Heghel le critica entrambe affermando che non è possibile stabilire ciò che ci può essere di positivo in una persona basandosi sulle ossa. In realtà poi la coscienza si rende conto che non cercava di comprendere i fenomeni della natura, ma sé stessa, così comprende che il mondo non è qualcosa di dato e di contemplabile, ma qualcosa che deve essere realizzato, e diventa ragione attiva.
§  Ragione attiva, secondo Heghel basata su tre principi fondamentali.
ü  Il piacere e la necessità. Quando la ragione da osservativa, si rende conto di dover compiere un salto, abbandonata la natura e lo studio delle sue leggi (tesi), la ragione attiva fa sì che l’uomo possa (antitesi) scegliere o per ragione o per necessità (sintesi e ragione razionale).
ü  La legge del cuore e delirio di presunzione. Fa sì che l’uomo, abbandonati piacere e necessità, è come se lo portassero in un vicolo cieco. La ragione attiva fa scegliere secondo ciò che dice il cuore. Seguire questa legge fa deviare l’uomo, perché gli fa pensare di essere onnipotente (ecco perché delirio di onnipotenza), di poter abbattere i responsabili dei mali del mondo. Il tutto sfocia nel delirio di presunzione.
ü  Virtù e corso del mondo. La ragione attiva, capito che il cuore e presunzione non la fanno giungere oltre una certa meta, comprende sia il caso che si faccia guidare dalle virtù perché è la via giusta per essere pienamente ragione attiva, dinamica.
§  Individualità in sé e per sé. Gli studiosi di Heghel, nel parlare di questo livello, hanno visto una critica alla classe sociale bombardata da Marx, ovvero la borghesia. La ragione si scopre individuo in sé e per sé, fa di tutto per migliorarsi, a comportarsi come si comporta la classe borghese. Al primo livello de l’individualità in sé e per sé l’individuo che si scopre individuo, si comporta come nel regno animale dello Spirito, ovvero tutti pensano a sé, al proprio interesse. Il borghese è l’emblema di colui che pensa solo a sé, se deve schiavizzare o licenziare, lo fa, anche spacciandolo come dovere morale. Questo è un livello da superare quindi si giunge al secondo livello con ragione legislatrice. Richiama Kant che ne aveva parlato a proposito della legge morale. A questo secondo livello, capisce che bisogna superare quel regno animale, altrimenti ci saranno di continuo conflitti e disuguaglianze. Le leggi fanno sì che ci sia uguaglianza, rispetto e divisione dei beni. Ultimo livello, ragione esaminatrice delle leggi come Kant aveva detto  posto la ragione dinnanzi al suo stesso tribunale, Heghel, a questo livello, parla di sostanza etica. Le leggi etiche risultano pure astrazioni se manca lo stato a determinarne il contenuto, ovvero la ragione reale non è quella dell’individuo ma quella dello Spirito o dello stato.
Deve smontare ciò che era stato detto dai suoi predecessori, esempio la logica di Kant, Dogmatica, Empirismo.
Per Heghel la logica, ovvero lo studio del pensiero, e la metafisica (studio dell’essere) coincidono perché razionale e reale coincidono, pensiero ed essere coincidono. La logica si divide in logica dell’essere, dell’essenza e del concetto:
Essere (tesi) nulla; Divenire; Essere. A questo livello l’essere è indeterminato e mutevole e quindi coincide con il nulla. Il nulla poi diventa divenire e si conclude nell’essere quasi determinato. Kant parlò di 12 categorie, figure mentali, per Heghel  sono solo qualità, quantità, misura. L’essere è visto ancora come qualcosa in sé.
Essenza (antitesi): Esistenza; Fenomeno, Realtà in atto. L’essere diventa essenza quando entra in relazione con gli altri, quando si riconosce identica a se stessa e diversa dalle altre, come per la coscienza. In qualità di essenza si suddivide a suo volta in esistenza, intesa come qualità dell’essere. È l’essere che esiste, l’essere è diventato essenza e si configura con qualcosa che esiste. La piena manifestazione dell’essenza è la realtà in atto.
Concetto (sintesi): concetto inizialmente soggettivo, poi diviene concetto oggettivo e infine idea. Il concetto è la sintesi della logica. Concetto soggettivo è il concetto che chiama come tale, cioè di un qualcosa legato al soggetto che lo esprime. Sale al livello successivo se da concetto diventa giudizio(per Kant era tutto ciò che aggiunge predicato al soggetto e Heghel lo condivide) per poi divenire sillogismo, vale a dire date delle premesse si giunge a delle conclusioni. Ricordiamo che erano stati introdotti da Aristotele. Con il concetto oggettivo siamo al livello più generale. Il concetto soggettivo ha un soggetto. Heghel parla di oggetto-natura e spiega tre regole valide per il concetto oggettivo: meccanismo, chimismo e teleologia, a seconda se si considerano regole meccaniche, chimiche o tendenti ad un fine. Il livello dell’idea è quello dove il concetto soggettivo più concetto oggettivo vengono a coincidere. A livello di idea il concetto diventa conoscere cioè l’essere conosce tramite l’idea. L’idea diventa assoluta e, in quanto tale, diventa comune a tutti. È la totalità della realtà, è la vita, cioè un’anima realizzata in un corpo. L’Idea assoluta è l’idea che si riconosce nel sistema totale della logicità, è la logica nella totalità e nell’unità delle sue determinazioni.
Dopo aver parlato di logica si sofferma a parlar di natura. Essa ha due significati, non ens, dato che sembra che nella natura ci sia qualcosa di più o di meno dell’idea, sebbene il che cosa e come possa trovarcisi non è chiaro, e pattumiera del pensiero, dato che tutto ciò che non serve ad Heghel per dimostrare le sue tesi, lo fa confluire nella natura.
L’ideale di Heghel è arrivare allo spirito. Filosofia dello Spirito è anche il titolo di una delle opere di Heghel, tappa fondamentale per parlare della definizione di Spirito. Secondo Heghel lo sviluppo dello Spirito si può analizzare secondo tre livelli:
1.       Spirito soggettivo. Bisogna far riferimento alle tre scienze che hanno voluto studiare lo Spirito soggettivo prima di lui. Antropologia, studiando l’anima degli uomini, ha detto che essi hanno attraversato delle fasi di vita che coincidono con le fasi naturali. La fase di tesi dell’uomo corrisponde con l’infanzia, periodo in cui vogliono conoscere, poi c’è l’antitesi che corrisponde all’adolescenza, quando l’uomo è contrario ad ogni cosa, non gli va bene nulla. La fase di sintesi corrisponde all’età matura, adulta dell’uomo. Ha cercato di raggiungere un equilibrio, ma nella fase della vecchiaia l’uomo pensa di non poter più fare nulla. Fenomenologia, studia la coscienza che diventa autocoscienza fino ad arrivare alla ragione. Psicologia studia la volontà e la libertà dell’uomo, studia lo spirito nelle sue manifestazioni universali.
2.       Spirito oggettivo. Si suddivide in tre grandi livelli:  Diritto Astratto, Riguarda l’esistenza esterna della libertà delle persone. Detto cos’è l’uomo che si è riconosciuto come essere in sé sa che esistono altri esseri in sé. Nel momento in cui si riconosce gli altri uomini si rende conto che ha bisogno  di avere qualcosa di proprio una proprietà privata. Il decidere questo fa sì che ci sia una distribuzione tra i vari uomini ma non sempre essi riescono a tener fede a questi contratti, c’è chi non li rispetta e commette del torto, azioni negative con la conseguenza delle condanne. La pena è una necessità oggettiva. Il superamento di questa prima fase del diritto, Heghel lo vede nella                  Moralità che per lui corrisponde al senso che ha l’uomo di rispettare le leggi, l’uomo si propone di rispettarle, comportarsi secondo la morale. Nel momento in cui gli uomini si comportano secondo la morale, cercano di attuare un benessere e questo presuppone che l’individuo sia in eterna lotta tra l’essere ed il dover essere. Per Kant il dover essere era un impegno libero, a cui poteva arrivare. Per Heghel è una lotta continua. Vi è poi l’eticità, che si ha quando il bene si è attuato concretamente ed è divenuto esistente. La moralità è la volontà soggettiva, cioè interiore e privata del bene, mentre l’eticità è la moralità sociale ovvero la realizzazione del bene nelle forme istituzionali che sono la famiglia, la società civile e lo stato. La famiglia si ha nel momento in cui l’uomo cerca di dover realizzare il dover essere, si rende conto che da solo non ha senso stare, il completamento si ha quando diventa coppia e, in quanto coppia, diventa famiglia e si pone degli obiettivi (fare figli, provvedere alla loro educazione,..). i figli daranno vita ad un’altra famiglia e si arriva a costituire la società civile. Al suo interno ci sono dei bisogni e ciascuno cercherà di soddisfarli. Sono legati alla propria classe di appartenenza, artigiani, funzionari, contadini e questa divisione la recupera da Platone per il quale c’erano artigiani, guerrieri, governanti e filosofi. La divisione poi sarà ripresa da Marx. Si tratta di tre classi con bisogni e obiettivi diversi. Heghel parla anche dell’amministrazione e del controllo della società civile così come servonono polizia ecc. lo Stato deve essere sintesi di tutto. Heghel dice assolutamente no allo stato democratico, il popolo cerca di fare gli interessi solo di alcuni poi a lui serve demolire questo per affermare ciò che pensa. È contrario anche allo Stato liberale, per lo stesso ragionamento, Stato contrattualistico perché secondo lui lo Stato non ha bisogno di stipulare contratti. Heghel ritiene i contratti inutili, di breve durata. Contrario allo Stato Gius-naturalista che stabiliva che nello Stato ci fosse un diritto naturale originario. Inviolabili che nascevano con l’uomo.  Heghel lo criticava perché contrario a diritti naturali, lo decide lo Stato cosa è diritto, Heghel lo Stato che meglio rappresenta i suoi ideali era la Monarchia costituzionale moderna. Il Re ne è il rappresentante ma con zero poteri, deve solo controllare, fare il rappresentante, osservare, mettere i puntini sulle i (citazione di Heghel). Lo Stato per Heghel doveva avere il potere esecutivo, controllare e attuare; legislativo, scrivere le leggi; principesco. Lo Stato comunque era sintesi ed espressione della volontà di tutti, quindi universale. Non esisteva prima uomini e poi Stato, ma contrario per lui lo Stato valenza divina quindi tutto ciò che decideva era giusto. Per Kant è fondamentale ricercare la pace, per Heghel trovarsi in pace è come l’acqua che ristagna, quindi non è positiva perché la guerra è come le onde, la si deve ricercare e lo Stato se decideva di fare guerra bene perché è una scelta divina. Lo Stato è il rappresentante della volontà divina, tutte le azioni che compie e le soluzioni che trova derivano dalla volontà divina quindi lo Stato non sbaglia mai. Quando lo Stato decide di entrare in guerra è giusto.
3.       Spirito assoluto. È la realizzazione massima dello Spirito, Idea è sinonimo di Spirito. L’arte rappresenta il primo gradino attraverso cui lo spirito acquista coscienza di se medesimo e l’uomo acquista consapevolezza d sé. Arte, perché secondo lui è una manifestazione dello Spirito perché può essere Forma e Idea, Forma e Spirito e Forma e Anima. È la disciplina che permette di arrivare allo Spirito Assoluto, attraverso l’intuizione sensibile. Heghel dice che ci sono tre tipologie di arte: Simbolica, si esprime per simboli e cerca di mantenere il legame tra forma e contenuto, Forma e Idea. Ci riesce ma non è chiaro se non per l’artista dato che lo sta rappresentando. Classica, tipologia di arte che più delle altre crea questa sintesi esempio statue che rappresentano gli uomini. C’è giusta armonia nelle forme. Solo che poi superata da Romantica, dove lo Spirito ha superato, oltrepassato la figura, è come se non fosse più contenuto all’interno della figura, è come se fosse qualcosa di più della figura. I sentimenti sono più grandi di quello che contengono. Lo Spirito, essendo di più della figura, non può essere colto da tutti. L’arte entra in crisi, il filosofo italiano Croce disse che l’arte romantica è la manifestazione della morte dell’arte. Per Heghel era in crisi perché non c’era più equilibrio dato che lo Spirito di una rappresentazione artistica, oltrepassa la forma. Non si distingue personaggi, alberi, figure umane. L’arte diventa metaarte. Religione, le analizza. Inizialmente c’era la religione naturale, dei Paesi orientali, panteismo, Dio è ovunque, vede Dio in tutte le cose. È un Dio che Heghel definisce come rappresentazione, distante.  Religione degli egiziani e persiani. Secondo questi c’è la presenza di divinità in elementi naturali che poi vengono rappresentate secondo figure umane(dea dell’acqua, figura femminile)   . Religioni occidentali, ebraica nelle quali il Dio è rappresentato come (da Panteismo a Monoteismo) unico e che elargisce a chi si comporta bene, mentre punisce chi va contro le regole. Cristiana, che per Heghel rappresenta premessa per la sua idea di religione. Secondo la religione cristiana, il Dio si incarna e diventa uomo, parte della comunità umana.
Per ciò che concerne la storia, Heghel la pensava come Vico, ha una dimensione provvidenziale. C’è una provvidenza divina. Tutte le epoche sono importanti e necessarie per il futuro, anche quelle criticare tipo medioevo. Dovevano accadere per permettere ad alter cose di accadere. Se nella Storia c’è la provvidenza divina, in essa si realizza lo Spirito del mondo ovvero lo Spirito dei popoli: ogni volta che accade un evento è perché sta avendo realizzazione dello Spirito del mondo, che è lo Spirito dei popoli, dato che ogni popolo ha uno Spirito, un’idea che lo guida. Gli uomini per lo Spirito del Mondo altro non sono che mezzo ed, in qualità di mezzo, sono strumenti nelle mani dello Spirito del Mondo-Spirito dei Popoli, non sono gli uomini a decidere di invadere uno Stato è lo Spirito del Mondo-Spirito dei Popoli che li guida. Alcuni uomini quelli che hanno maggiore successo ad essere utilizzati come mezzo. Successo nel senso, non di soldi o ricchezze, lo Spirito del Mondo-Spirito dei Popoli li definisce eroi, esempio Alessandro Magno, manifestazione concreta dell’astuzia e della ragione. La ragione si serve di loro per far fare loro ciò che desidera. Gli eroi non hanno libero arbitrio, loro pensano che sono loro a deciderlo ma sono solo mezzi. Sempre guidati da Spirito del Mondo-Spirito dei Popoli  Tre epoche fondamentali, Indiana, dove a capo c’era una sola persona; Greco-romana, dove a guidare gli altri c’erano alcune persone;     Germanico che per Heghel rappresenta il periodo in cui la Storia ha la massima realizzazione. Pieno sviluppo dello Stato Germanico e dello Spirito.
Heghel affermò che con la sua filosofia si poteva porre fine alle filosofie in generale dato che con lui si sono trovate soluzioni a tutte le domande.

Introduzione

Heghel era l’idealista per eccellenza, fissato con lo Spirito. I suoi allievi si divisero in destra Hegeliana, i cui esponenti erano Fichte e Schelling, che cercarono di adattare l’idealismo alle tesi del cristianesimo e ad una visione conservatrice, che giustificava la realtà esistente. Scrissero opere che ispirarono Hitler, in particolare Fichte scrisse “I discorsi alla nazione tedesca”. Coloro che facevano parte della sinistra Hegeliana, sostenevano che finché i filosofi fossero rimasti ancorati all’idealismo, non ci sarebbe stato miglioramento, così studiarono l’uomo non in termini generici ma quello dei loro tempi, in qualità di operai, borghesi, quindi studiarono l’uomo concreto. Tra questi rientrarono Feuerbach, il quale affermava che non è Dio che ha inventato l’uomo, ma il contrario. L’uomo, vedendosi imperfetto, proiettò fuori di sé                        all’uomo conviene accettare un ateismo religioso ed etico, così definito perché riguardante la vita concreta, una vita senza Dio.
Feuerbach
Feuerbach(letto Foiarbach, significa fuoco) nacque in Baviera, fu allievo di Heghel a Berlino, ma se ne distaccò e fu censurato per due opere, a causa delle loro visioni in contrasto con la religione: Essenza  del cristianesimo ed Essenza della religione. Era un esponente della sinistra Hegeliana, quindi criticò Heghel perché i filosofi rimanevano ancorati allo Spirito, mentre era necessario concentrarsi sull’uomo concreto. Criticava l’idealismo dal momento che nella realtà il soggetto, ovvero l’essere, viene prima seguito dal predicato, vale a dire il pensiero e quella corrente sosteneva il contrario. Affermava che non è Dio ad aver creato l’uomo, ma l’uomo che ha creato Dio, proiettando fuori di se parte di sé, adorando il proprio essere. Dio è l’essenza dell’uomo personificata. Sebbene l’uomo come individuo si senta debole e limitato, come specie si sente infinito e onnipotente, quindi Dio è la personificazione immaginaria delle qualità della specie. Alienazione vuol dire portare fuori di sé, estraniare parte di sé. L’uomo si è alienato, sottomettendosi a Dio, per tre motivi:
1.       Per la sua modalità di pensiero di uomo come individuo e come specie. Nel primo caso si sente debole e limitato, ma come specie forte, quindi ha bisogno di creare un essere infinito, onnipotente.
2.       Diatriba volere/potere. L’uomo vorrebbe il meglio, tutto, realizzare ogni minimo desiderio, ma si sente limitato perché non può avere tutto ciò che vuole, quindi ha bisogno di trovare qualcuno che possa tutto e gli faccia ottenere ciò che desidera.
3.       L’uomo ha bisogno di trovare una motivazione davanti al potere della natura. A volte ci sono disastri (inondazioni, uragani), quindi la natura ha un potere estremo di fronte al quale l’uomo non ha capacità di intervenire, quindi deve credere che c’è un Dio che in quel momento lo possa salvare.
È meglio viere senza Dio nella vita di tutti i giorni, quindi Feuerbach sosteneva l’ateismo, affermando che esso dovrebbe essere un dovere morale e l’uomo dovrebbe recuperare in sé i predicati positivi che ha proiettato al di fuori di sé. Il compito della filosofia è di risolvere Dio nell’uomo. Per il filosofo è necessario accettare se stessi e porsi come divinità. Propose l’ateismo oltre che religioso, morale, inerente alle relazioni con gli altri. Dall’ateismo si sfocia nell’umanismo naturalistico. Umanismo, per il valore attribuito all’uomo concreto che diventa lo scopo ed il soggetto del discorso filosofico, naturalistico perché fa della natura la realtà primaria. All’individuo conviene credere che la natura sia una madre buona, che elargisce tanti doni. Il nucleo dell’umanismo naturalistico è il rifiuto di considerare l’uomo come essere che vive, soffre e dipendente dai bisogno. Feuerbach dirà che l’uomo è fatto di carne e sangue, quindi tutti gli uomini sono uguali e hanno bisogno delle stesse cose (coprirsi se fa freddo, mangiare). Gli  uomini devono fare distinzione tra amore carnale e quello più elevato che supera l’egoismo, elevandosi all’empatia(capacità di comprendere cosa un'altra persona sta provando), ammettendo la necessità degli altri. Da ciò si deduce l’essenza sociale dell’uomo. Il filosofo affermò che “l’uomo è ciò che mangia” dato che, se una persona mangia cibi biologici, cotti in maniera adeguata, nelle ore opportune, ci sarà un ritorno di benessere psicofisico. Se mangia bene fa un lavoro di un certo tipo, ha il tempo libero ed ha il tempo di riflettere. Chi lavora tanto mangia male, non ha tempo per se e per riflettere. Se si garantisce di mangiare bene, gli individui avranno il tempo per riflettere, capire come le cose procedono e ribellarsi quando serve. Garantiamo a tutto la medesima opportunità. Il filantropismo coincide con l’umanismo, ama l’altro uomo perché vedo in lui una risorsa, la collaborazione è una ricchezza. Misantropo odia l’altro perché lo vede come nemico. L’uomo che ama stare con la gente e vede possibilità di ricchezza e di dialogo. Se esalta l’uomo ne esalta anche l’essere sociale.

Marx
Nacque nel 1818 da una famiglia ebrea, studiò filosofia e si laureò . in seguito si trasferì a Parigi dove si sposò e strinse amicizia con Engels che lo aiutò nella stesura dell’opera Manifesto del partito comunista (1848). Altre sue opere sono L’ideologia tedesca ed il Capitale. Fu collaboratore di Feuerbach fino a quando scrisse Tesi su Feuerbach nelle quali affermava che l’intento di parlare dell’uomo concreto non era stato raggiunto dal momento che trattò dell’uomo sempre in termini di ideale, come fece Hegel. Marx parlò invece di due tipologie di uomo concreto, il borghese (colui che possiede le fabbriche, i beni, macchine per far lavorare le persone e quindi si illudeva di possedere anche gli operai) ed il proletario (operaio, colui che lavora per il borghese in cambio di un salario). Di queste due figure ne parla nel Manifesto, un’opera di propaganda in cui analizzò la situazione e propose un intervento per il raggiungimento di un equilibrio. La borghesia, dal momento che possedeva le fabbriche si illudeva di avere anche gli operai, utilizzandoli, sfruttandoli e non corrispondendo loro il salario che spettava loro. Ad esempio, se essi lavoravano dieci ore, il borghese ne retribuiva solo otto. Quando l’operaio si rese conto di essersi alienato rispetto:
·         Al lavoro da lui effettuato perché lo fa per il borghese,
·         dal prodotto perché apparteneva al borghese
·         dal borghese perché si lascia sfruttare perdendo la propria dignità
·         dalla propria essenza, come conseguenza del trattamento ricevuto dal borghese
non accetta più la situazione dato che determina in lui malessere. Una volta raggiunta la consapevolezza di queste quattro forme di alienazione, avvia una lotta di classe che mette in contrasto tra loro gli stessi borghesi e si conclude con la superiorità dei proletari. Questi ultimi avviano la rivoluzione del proletariato, essendo in netta superiorità numerica, così la borghesia decade e si ha l’ascesa al potere dei proletari che attuano come forma di governo il comunismo, abolendo la proprietà privata(causa di disagio e malessere), dando a ciascuno che gli spetta a seconda del lavoro, delle sue capacità e dei bisogni. Libro Alla base della teoria di Marx e della sua adesione al comunismo c’è una critica globale alla civiltà moderna e allo stato liberale. L’uomo vive due vite, una come borghese quindi egoisticamente, e l’altra come cittadino nell’interesse comune. In sintesi la civiltà moderna rappresenta l’egoismo reale e la fratellanza illusoria. Come i cristiani, pur essendo diseguali in Terra, si consolano perché saranno uguali in cielo, così gli individui della società civile si consolano di non essere eguali in essa ma di esserlo dinnanzi allo Stato. Questo perché nella società è presente individualismo, ovvero la separazione del singolo dal tessuto comunitario. Dal momento che lo Stato esalta tra i diritti dell’uomo la libertà individuale e la proprietà privata, Marx lo rifiuta in blocco, comprendendo anche il principio di rappresentanza e la stessa libertà individuale.


L’alienazione è anche rispetto alla religione, definita da Marx oppio dei popoli, una droga che stordisce e annebbia la vista anestetizzando dai dolori e dalle sofferenze.
Nel Capitale si è interrogato sul capitalismo, sulle sue funzioni eccetera. Nell’opera parlò anche della storia, affermando che essa ha uno sviluppo materialistico perché gli uomini della storia cercano di soddisfare dei bisogni, di guadagnare dei beni materiali, quindi la loro vita è impegnata nella ricerca di essi, nel colmare i vuoti dovuti ai bisogni ed alle necessità (per Hegel era Spirito). Dal momento che la storia è un insieme di eventi concreti, l’uomo di Marx è concreto, della pratica, anche dal punto di vista lavorativo dato che compie fatti, si eleva, soddisfa i bisogni della famiglia. Sempre nel Capitale tratta di tre concetti fondamentali:
·         Merce che è il prodotto che viene realizzato e scambiato, quindi secondo Marx ha un valore d’uso, dovuto al fatto che ha un’utilità, viene prodotta perché ve ne è un bisogno, ed uno di scambio perché può essere scambiata con altra merce. Ricordiamo che il valore è diverso dal prezzo perché il prezzo è ciò che viene attribuito alla merce e dipende dalla quantità e dalla domanda. Il valore è invece il tempo che l’operaio o l’artigiano, ha dedicato per realizzare quella merce, dipende dal lavoro dedicato.
·         Lavoro, ovvero valore dato che implica tempo, soldi, forza.
·         Plus Valore, conseguenza del plus lavoro. Se il borghese fa lavorare il proletario per dieci ore, retribuendogliene solo otto, ottiene due ore in più che prendono il nome di plus lavoro dell’operaio. Da questo si ricava il plus valore per il borghese, quella parte di salario che non percepisce il proletario ma resta ad esso e rientra nel suo profitto.
Nel Capitale poi distingue il saggio del plus valore ed il saggio del profitto. Con Saggio si intende valore in percentuale. Il Saggio del plus valore, quindi il suo valore in percentuale, è dato dal rapporto tra plus valore e capitale variabile ed è il guadagno in più del borghese. Il Saggio del profitto è dato dal rapporto tra il plus valore e la somma tra capitale costante e variabile. Il profitto è parte del capitale del borghese, qualcosa in più del plus valore che è invece lo scarto dalle ore del proletario. Il capitale costante sono le fabbriche ed i macchinari, mentre il variabile sono i guadagni. Questo spiega che più aumenta il saggio del profitto, più il borghese si arricchisce. Se però quest’ultimo dovesse venire intaccato da una crisi economica, licenzierebbe. Si formano crisi economiche cicliche, ovvero che si ripresentano, dovute all’eccessiva produzione di beni che non servono. Se c’è surplus di produzione c’è crisi. C’è una legge economica che regola il passaggio tra la situazione antecedente alla borghesia capitalista e quella successiva. Nel primo caso la legge economica di base era MDM ovvero Merce che venduta determina un guadagno (Denaro) che si utilizza per comprare altra Merce. Con l’avvento della borghesia capitalista si ha DMD dove il borghese ha dei soldi, acquista Merci per ottenere ancora più Denaro.
Nell’Ideologia Tedesca, distingue una struttura (bau in tedesco) ovvero un sistema su cui tutto si innalza ed è di tipo economico, quindi società e rapporti umani poggiano sull’economia. Si può definire anche come impianto economico di una società, la parte che influisce, regola e determina tutti gli altri aspetti sociali. La struttura può essere suddivisa in rapporti di produzione, coincidenti con il rapporto tra capitalista e proletariato, fondati sul possesso che il borghese ha delle macchine e della forza lavoro e forze produttive che sono:
·         forza lavoro, ovvero gli uomini che dedicano tempo ed energia per produrre
·         macchine utilizzate dai proletari
·         conoscenze possedute dai proletari che permettono di utilizzare al meglio la macchina.
La sovrastruttura (über-bau), è l’insieme di istituzioni che si trovano al di sopra della struttura e sono la religione, la filosofia,la scienza … poggiano e dipendono dalla struttura, quindi dall’economia, anche se si trovano al di sopra della stessa. Questo vuol dire che religione, filosofia e scienza si possono spiegare con leggi economiche e sono da essa influenzate.

Libro: L’errore più grande di Hegel secondo Marx fu nel credere che le cose sia manifestazioni necessarie dello Spirito, presupponendo una sovranità che necessariamente si reincarna nel monarca. Marx definì “Misticismo logico” il procedimento per il quale le istituzioni, anziché comparire per ciò che di fatto sono, si ritrovano ad essere personificazioni di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro di esse. Marx ne conclude che questo è il risultato del capovolgimento idealistico tra soggetto e predicato. L’uomo comune pensa prima le cose reali, poi il concetto(come Feuerbach), mentre gli idealisti ritengono il contrario. Hegel fece della realtà una manifestazione dello Spirito.

Stuart Mill
Figlio di James Mill, economista utilitarista inglese. Sebbene venga studiato come positivista, può essere definito anche un empirista come Locke e Hume dato che esaltava l’esperienza. Studiò le opere di Comte e le sue teorie sulla sociologia e sul positivismo. Inizialmente sembrò condividerne il pensiero, poi però gli criticherà il fatto che si è soffermato troppo sulla legge positiva. Comte diceva che nello studio della sociologia è necessario capire quali sono le leggi per orientare le azioni e l’utilità dei fatti era solo nel permettere il raggiungimento della legge, ma Mill affermava che era necessario fermarsi maggiormente sui fatti, riconsiderandoli di continuo. Comte può essere infatti ricondotto ad un razionalismo radicale, con il quale trascurava i fatti, mentre Mill li studiava e per questo è definito spesso anche empirista. Sono su due versanti diversi.
Mill è conosciuto per gli scritti sulla logica e “on liberty” sulla libertà. Negli scritti sulla Logica analizza il ragionamento. Per il filosofo, il discorso logico porta a ragionamenti logici, ovvero date le premesse si ottengono le conseguenze (sillogismo logico). Esso non si deve poggiare su basi metafisiche, ma empiriche, fornite dall’esperienza. Quando si pensa a qualcosa e lo si vuole esprimere sottoforma di frasi, ci si deve basare su ciò che si vede e si osserva. Ciò che i nostri occhi vedono è necessariamente vero (non si vedono asini gialli). L’esperienza fa comprendere gli elementi dei discorsi logici con un metodo induttivo, ovvero dal particolare al generale (l’opposto è il deduttivo). Secondo Mill, osservano i casi particolari è possibile generalizzare perché tutto ciò che osserviamo, compresa la natura, è uniforme (una sola forma, per questo posso generalizzare e quindi usare il metodo induttivo). Nell’osservazione si riesce sempre a trovare una causa che poi porta ad un effetto, il quale conduce ad un’altra causa alla quale consegue un effetto ecc. dalla causa è possibile risalire alla legge (infatti dal particolare al generale). Un esempio è osservando la pioggia, le strade sono bagnate e le macchine slittano. Mill è stato accusato di creare un circolo vizioso tra uniformità e causa dal momento che si verifica la validità dell’induzione con la stessa induzione. Mill rispose che tale sarebbe solos e si ammettesse la dottrina del  sillogimo per la quale la verità universale è la dimostrazione reale delle verità particolari  ??????